3^ h SCUOLA MEDIA "VIRGILIO" - I.C. NORD2 BRESCIA

DENTRO LA MEMORIA DELLA GRANDE GUERRA

Il 20 febbraio 2017 la Classe 3^ H della Scuola Media “Virgilio” di Brescia con la Prof.ssa Anna Zucchi ha ospitato un incontro formativo sulla Grande Guerra proposto dall'UNUCI Brescia in collaborazione con l'Archivio Storico Dal Molin e condotto dal Dott. Stefano Aluisini e dal Dott. Ezio Avaldi. Il percorso multimediale proposto, ha consentito agli alunni la visione di alcune rare immagini d'epoca, reperti fisici e appassionanti filmati che hanno consentito di approfondire molti aspetti del conflitto attraverso un vero e proprio viaggio nella "Memoria". Ecco le impressioni degli allievi sintetizzate in un "tema di classe" che è stato composto estraendo le tante e differenti riflessioni riportate negli appunti presi durante lo svolgimento dell'incontro.  

La parola dovrebbe essere l’unica arma dell’uomo mentre la Grande Guerra fu una catastrofe che colpì tutte le famiglie europee causando ovunque dolore, sofferenza, fame, disperazione e soprattutto morte. I giovani soldati, ragazzi della nostra età e lavoratori portati in prima linea nelle trincee, prima non si resero conto del pericolo ma appena entrati in battaglia ebbero tutti subito l’orribile consapevolezza di non tornare mai più a casa. Molti erano infatti impreparati e non avevano le giuste attrezzature per la guerra: le divise ad esempio erano miseri vestiti e non proteggevano dal freddo.

E immaginare i fratelli dei nostri amici che partono per la guerra è stato molto strano, così come sapere che la corporatura dei soldati di allora era identica alla nostra di adolescenti di oggi. Ci sorprende e angoscia pensare a questa guerra, a qualcosa di realmente accaduto e che molti dei nostri antenati hanno visto tanto che alcuni di loro non sono tornati. Le nuove armi, che tutti avevano preparato molto tempo prima, fecero un massacro: mitragliatrici, lanciafiamme, bombe a gas asfissianti, aerei, cannoni e sottomarini; l’esercito italiano subì molte perdite perché era inizialmente mal equipaggiato e come abbiamo visto nelle foto i cimiteri al fronte erano molto grandi. L’uomo distrusse anche case, paesi e città che aveva costruito lui stesso; molti bambini persero il padre rimanendo orfani. I soldati erano coscienti del fatto che stavano andando a morire, che non avrebbero rivisto le loro famiglie e i loro amici, ma erano costretti a partire altrimenti venivano fucilati.

Si ritrovavano in un mondo di violenza, paura e sofferenza insieme a degli sconosciuti; alcuni volevano morire perché non sopportavano tutto ciò, tanti perivano di malattia per la poca igiene e perché senza cure mediche. Vivevano nelle trincee e morivano nelle trincee, in mezzo al fango, alla neve, e ai cadaveri in decomposizione: i soldati si “aggrappavano” alle lettere da casa per non sentire la sofferenza e la solitudine, visto che a quei tempi non avevano il cellulare o il computer per comunicare. Ormai arresi all’idea di poter perdere la vita, restava una piccola fiamma di speranza che si accendeva solo con le poche lettere che arrivavano per posta, l'unico mezzo di comunicazione che allora esisteva tra i soldati e le loro famiglie; spesso l’unica speranza rimasta era l’attesa di una lettera che però ci metteva troppo tempo ad arrivare al fronte.

Le trincee erano circondate da filo spinato messo dai due schieramenti in modo che il nemico non potesse oltrepassarlo: quando vi si restava impigliati infatti si poteva essere uccisi più facilmente. I soldati dovevano restare in queste fosse scavate nel terreno per proteggersi dai colpi del nemico e rimanendo senza cibo, con l’angoscia e la paura della morte. Spesso la guerra fu combattuta in alta montagna, dove i soldati scavavano tunnel nei ghiacciai e si coprivano con teli bianchi per mimetizzarsi ed erano costretti a subire il freddo e la neve, o con i gas asfissianti, un’arma letale che fece migliaia di vittime perché non tutti riuscivano a ripararsi. Inizialmente sui giornali erano riportati i nomi dei caduti ma la censura decise di fare togliere questi articoli per non aumentare la paura nella popolazione. Da quella guerra le donne vennero considerate alla pari degli uomini e acquistarono più importanza nella società mostrando le loro capacità anche nel campo del lavoro dove presero il posto dei maschi partiti per il fronte mandando avanti l’economia del paese nei campi, nelle fabbriche e nei negozi: alcune andarono anche sul campo di battaglia per curare i feriti: erano le “Crocerossine” alle quali era spesso affidata la vita dei soldati colpiti o ammalati.

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Questa guerra ha inoltre purtroppo anche prodotto uomini crudeli come Hitler, che è stato in trincea ed è stato colpito da una granata a gas; anche Mussolini ha combattuto nella Grande Guerra. Durante gli ultimi giorni di guerra, dopo anni di distruzione e violenza, i soldati erano stanchi e non volevano più combattere, non riuscivano più ad uccidere i nemici; si resero conto che non c’erano differenze tra italiani, tedeschi, inglesi e austriaci, che provavano le stesse emozioni e volevano solo tornare a comportarsi come persone qualsiasi. Grazie agli storici che hanno tenuto questo incontro abbiamo potuto viaggiare indietro nel tempo con immagini che non si trovano sui nostri libri di storia e abbiamo capito cosa vuole davvero dire “Grande Guerra”, percependo la tristezza di quei momenti di sofferenza e atrocità, riflettendo su alcuni aspetti che non avevamo preso abbastanza in considerazione: la distruzione, la morte, la pietà, la fame, la sofferenza, gli orfani, i profughi, le nuove armi, i gas asfissianti, il freddo, la guerra in montagna e sui ghiacciai, la propaganda. Ma anche sentimenti come paura, confusione, rassegnazione, amicizia, solitudine, ansia e ingenuità.

Con queste testimonianze è stato più facile comprendere molte cose che un libro non può fare capire, come le reali condizioni che i soldati si trovavano ad affrontare nelle trincee. Dalle fotografie e dai video sono emerse molte delle emozioni che le persone provavano, molti pensieri, anche quelli delle famiglie distrutte dalla guerra. Questo incontro non è mai stato noioso, in nessun momento, ed è stato bello sapere di più sulle condizioni di vita dei nostri bisnonni e sul perché ringraziare in modo più equo i nostri Soldati. Abbiamo trovato interessante anche il libro che ci hanno regalato intitolato “Dall’Isonzo al Grappa” con le sue cento fotografie davvero appassionanti. Anche i film moderni e i filmati d’epoca ci hanno colpito e interessato molto; i reperti storici esposti ci hanno poi fatto “respirare” questo argomento e partire per il nostro “viaggio”, proprio perché in un certo senso noi europei siamo ancora “figli” della Grande Guerra; questa è la frase che è rimasta più impressa: anche cercandola, non la trovi tra i libri di storia.                                       

La 3^ H della Scuola Media "Virgilio"     

fotografie gentilmente fornite da Archivio Storico Dal Molin e Collezione Stefano Aluisini