GIOVANNI TERZI

CON I “LUPI DI TOSCANA”

(77° REGGIMENTO FANTERIA)

A cura di Matteo Terzi

Il primo conflitto mondiale strappò dal proprio quotidiano il mio bisnonno Giovanni Terzi, nonostante in un primo tempo non fosse stato considerato fisicamente idoneo alla vita militare a causa della sua statura non elevata. Classe 1887, figlio di Giulio e Mescoli Anna, era un ragazzo di corporatura robusta, con i capelli castani, lisci, di professione “Mugnaio”.

Al centro il piccolo Giovanni Terzi con i genitori, il papà Giulio e la mamma Anna Mescoli.

Giovanni conduceva con il padre Giulio una fiorente attività di commercio di cereali ed era padre di tre bambini  (i piccoli Vaifro, Elio - nato nel 1917 - il nonno di Matteo Terzi e Renato). Egli era innamorato della sua “ Cina”, appellativo dato alla moglie Teodolinda. Le vicende belliche lo vedranno richiamato e costretto a lasciare la sua San Benedetto Po, in provincia di Mantova, nella profonda pianura padana, per andare a combattere in Val Brenta, per poi passare il Piave nei giorni di Vittorio Veneto e arrivare infine a Trieste. Richiamato infatti nell’agosto del 1917 al Deposito del Distretto Militare di Verona, Giovanni Terzi fu dapprima inquadrato come complemento nella Milizia Territoriale. Iniziò la sua esperienza di guerra il 10 dicembre del 1917 quando risulta trasferito presso il deposito del 72° Reggimento Fanteria (Mantova) alla Brigata “Puglie” (71° e 72° Fanteria). La Brigata però si era ritirata dopo la disfatta di Caporetto, ripiegando attraverso il Monte Korada e la valle dello Judrio su Castel del Monte, poi verso il Brenta ed era stata sciolta il 29 ottobre 1917 a causa delle perdite subite durante la disfatta.

Il monumento ai “Lupi di Toscana” posto sulle pendici del Colle Cidneo che risalgono sino al Castello di Brescia (fotografia di Stefano Aluisini)

Giovanni Terzi venne così ricollocato presso l’8a Compagnia del II Battaglione del 77° Reggimento della Brigata “ Lupi di Toscana” con sede a Brescia e che il 24 febbraio 1918 aveva preso posizione nel settore di Valstagna sul Brenta. Nell’aprile del 1918, Giovanni Terzi venne quindi aggregato alla compagnia Mitraglieri (mod. 907 St. Etienne) che il 29 giugno 1918 contribuì a conquistare il M. Cornone (q. 1048). La vetta del monte, sopra Valstagna sul Brenta, fu poi difesa strenuamente dai contrattacchi austro-ungarici, che vennero condotti in particolare il 3 e il 4 luglio. Proprio sul Monte Cornone, pochi mesi prima, era stato ucciso in azione Francesco (Cino) Caccia Dominioni, Sottotenente del 5° Reggimento Alpini e fratello di Paolo, divenuto poi uno degli eroi dell’Italia moderna.

Posto di osservazione sul Cornone verso il monte San Francesco (ASDM).

Vista del Sasso Rosso dai dirupi del Cornone (ASDM).

Posto di osservazione avanzato italiano sul M. Cornone (ASDM).

Dopo successivi trasferimenti Giovanni Terzi venne infine assegnato dal 20 settembre 1918 al Servizio Automobilistico del Comando di Reggimento, in particolare come autista del comandante Colonnello Enrico Boscardi, un ufficiale torinese già Medaglia d’Argento nel novembre 1916 sul Veliki Hribach - Volkovnjak. Nei giorni di Vittorio Veneto i “Lupi di Toscana” passeranno il Piave alle Grave di Papadopoli nel pomeriggio del 30 ottobre 1918, avanzando poi verso il Monticano e la Livenza dove giungeranno il giorno seguente. Nelle prime ore del 2 novembre due battaglioni di “Lupi”, uno per reggimento, passarono il Meduna parte a nuoto e parte su imbarcazioni improvvisate riuscendo a catturare diversi prigionieri. L’inseguimento proseguì verso il Tagliamento e vide i “Lupi” fermarsi per conseguenza dell’armistizio del 4 novembre nei pressi di Palmanova. Dalla corrispondenza emerge che la storia militare di Giovanni Terzi si protrarrà oltre il 4 novembre 1918, prestando servizio nella città di Trieste sino al 1919. Sarà lasciato in congedo solo il 18 aprile 1919 venendo definitivamente congedato dal servizio il 31 dicembre 1926. Dopo la guerra la sua vita sarà costellata da avventure e drammi, passando dalla perdita dell’amata moglie, negli anni successivi alla fine del conflitto, sino alla creazione di una impresa di autotrasporti che porterà lui ed i figli a lavorare nell’Etiopia coloniale. Giovanni Terzi verrà ricordato come una persona dal carattere forte, ma segnata dalle esperienze che la vita gli aveva presentato, rendendolo vulnerabile e fragile. Semplicemente un Uomo.

Una fotografia che ritrae la moglie di Giovanni Terzi, Teodolinda (detta Cina) con i loro due figlioletti Vaifro ed Elio; notare come sul berretto del bambino vi sia la scritta “Trento e Trieste”.

Abbiamo pubblicato volentieri questa storia paradigmatica del destino di molti coraggiosi combattenti della Grande Guerra, silenziosi ma eroici protagonisti di grandi battaglie quanto di fatti d’arme destinati a rimanere sconosciuti. Il racconto di una vicenda pervenutoci corredata da diversa documentazione familiare grazie al pro-nipote del fratello di Giovanni, Elio, ovvero Matteo Terzi. Quello dei soldati di allora, proprio come Giovanni Terzi, fu un sacrificio che, nei superstiti, proseguì in tanti casi anche nel dopoguerra e nelle vicende che negli anni a venire accompagneranno l’Italia attraverso l’età fascista e le imprese coloniali. Come in molti casi accadde, la storia di una famiglia durante la Grande Guerra è quindi raccontata anche e soprattutto dalla toccante corrispondenza da e verso il fronte, spesso tenuta soltanto grazie a cartoline con poche parole, a rischio di censura, che da sole dovevano trasmettere tutto l’amore degli affetti lontani. La moglie che porta i saluti e i baci dei bimbi, e le cartoline dagli amici o dai parenti, anch’essi soldati al fronte, come il cugino Italo Mescoli della 147a Compagnia del 2° Reggimento Genio (4a Divisione), il quale racconta di come scavava gallerie in prima linea, a cento metri dal nemico, ma almeno al riparo dal tiro avversario. Come testimonierà una lettera di Giovanni Terzi del 9 luglio 1918 i due cugini si ritroveranno per puro caso al fronte. Indimenticabili e uniche, tra le poche righe di quelle cartoline, nelle quali non di rado ci si dava del “lei”, sono parole come “tua moglie per sempre, ciao, arrivederci”, “tua per sempre” o “che la fortuna ti accompagni sempre”, frasi alle quali chi combatteva al fronte si aggrappava sul fondo della sua trincea pur di sopravvivere alla quotidianità della guerra.

Nella corrispondenza pervenuta al Sig. Giovanni Terzi si trova anche una cartolina postale in franchigia ricevuta dal Caporale Mario Moretti, inviata dall’Ospedaletto da Campo n. 29 nell’agosto del 1915, nel quale si legge, tra l’altro: “Caro Giovanni, è parecchio tempo che ti scrissi e non ebbi la consolazione di avere un tuo scritto che per me me lo sento caro come uno di quelli della mia famiglia. Giovanni ti do nota del mio stato io sto bene e così spero anche di te e tutta l’intera famiglia. Dà tanti saluti a Costante e tutti gli amici; Giovanni vieni a fare una passeggiata a trovarmi se vuoi vedere qualche cosa getta via una cinquantina di lire e vieni a vedere qualche cosa… Termino con tanti saluti da vero amico e mi firmo tuo affezionatissimo amico Mario…

Anche se nell’indirizzo del mittente si può leggere “zona di guerra”, nella data riportata nella seconda pagina e dai dati raccolti sull’Ospedaletto da Campo n. 29, sappiamo che questo, gestito dalla Compagnia di Sanità di Piacenza, si trovava in effetti in quel periodo a Cividale del Friuli.

Di seguito un biglietto postale di Giovanni Terzi del 16 ottobre del 1918; vi si legge, tra l’altro: Cari genitori e cara moglie, oggi ricevetti il vaglia di lire 50 speditomi ieri; ricevetti pure una cara desiderata lettera di mio padre […] io mi trovo benissimo e speriamo che possa arrivare un giorno borghese [essere congedato, n.d.r.] e allora mi impegnerò come in passato; Caro padre intesi che hai fatto acquisto di 200 quintali di uva e anche a un buon prezzo e ne sono persuaso che guadagnerai soldi […] intesi anche che finita l’uva verrai a trovarmi con mia madre: che bei giorni sereni quelli per me passati in vostra compagnia; di nuovo vi dico che mi trovo benissimo e in perfetta salute così ne spero (di) voi e i miei cari bambini (a) dire la verità non sono mai stato così bene […] anzi vi dico che quasi tutti i miei compagni sono partiti per l’Albania e pure io sarei partito se non mi trattenesse il mio Caporal Maggiore che mi vuole tanto bene e sta dicendo che fino a che ci sarà il modo mi terrà con lui. Caro padre mi raccomando solo che a te i miei cari bambini, specialmente Vaifro, e anche Elio, di poter ottenere il meglio sia possibile…

Nei rarissimi momenti di passaggio da casa, anche un disguido o la sfortuna di un mancato fugace appuntamento venivano inevitabilmente vissuti dal soldato in modo drammatico: “come da accordi stavo in cerca di te in stazione  a Mantova ma non ebbi la soddisfazione di rivederti. Io pensai tante cose ma non potei comprendere la tua assenza. Appena riceverete questa mia cartolina rispondete immediatamente… baci ai miei bambini assieme a voi tutti, i miei più indimenticabili saluti…”. E gli stessi familiari e in particolare la moglie, se tardavano a ricevere notizie dal soldato, precipitavano nell’angoscia faticando a immaginare le difficoltà che chi era al fronte incontrava nello scrivere: “Caro marito ora stiamo sempre in attesa di tue notizie ma si vede che tu hai poca premura ma mi raccomando di scrivere più spesso, perché al momento non ho nessuna […] che di sapere di tua buona salute come pure noi tutti, ricevi mille baci, tua Lina”. Dal fronte ci si preoccupava poi di tutto, anche dei risparmi lasciati in gestione al cognato che il 3 aprile del 1918, il quale, scrivendogli insieme alla di lui moglie, rassicura il soldato Giovanni Terzi: “di quell’affare non impensierirti… che sono alla Banca d’Italia e consegnano i Buoni del Tesoro con la rendita del 5%...”. Talvolta anche una sola parola mal scritta involontariamente, tra quelle poche righe, creava grande preoccupazione a chi combatteva lontano: “Zona di guerra, 25 giugno 1918 – Cari genitori e moglie, ieri ho ricevuto una lettera del 21 la quale contiene un parola che mi soddisfa poco, ne attendo risposta immediatamente. Che cosa vuol dire che voi di salute state discretamente… questa parola mi dà sospetto… non fatemi pensar male, io di salute sto bene e spererei anche di voi tutti…”.

La cartolina prosegue con il racconto di un particolare altrettanto toccante: “Da tempo feci relazione con una cara famiglia; io le do il mio pane e tante volte anche il rancio, e loro mi ricompensano tutte le mattine con un litro di latte bollito, qualche fetta di polenta e diverse volte qualche piatto di minestra…”. E il “lungo silenzio” per la mancanza di risposte da casa preoccupava anche il militare tanto che lo stesso padre arrivò a scusarsi in modo assolutamente inusuale per l’epoca: “Caro figlio non pensare che non ti abbia in memoria quando non ricevi miei scritti ma però tu sai come io la penso… come ti ricordi quando ti scrivevano i tuoi amici e che non si rispondeva a nessuno, scusami dei miei errori”. E ancora, in un’altra cartolina inviatagli sempre dal padre Giulio: “Con molto dispiacere intesi che ti trovi al fronte, ma ti raccomando di non aver timore e farti coraggio, oggi stesso ti spedirò un vaglia di lire 25… mi raccomando di rispondermi al più presto possibile… saluti dalla famiglia sono tuo padre Terzi Giulio”. Ma la vita al fronte proseguiva, con rari momenti di libertà nei quali i militari potevano trovare un minimo di riposo e familiarità, come Giovanni scriveva su una cartolina:  "Qui danno da mangiare abbastanza bene, un quarto di vino al giorno e da fumare il bisogno, dunque non mi resta che da bere un qualche po' di vino alla sera assieme ai miei amici, vi dirò anche che si sta abbastanza bene per il dormire, e ora mi sono anche pulito dai pidocchi, una volta a settimana si va al bagno… "

Nella cartolina spedita da Giovanni Terzi al padre Giulio da Doson il 4 agosto 1918 si può leggere, tra l’altro: “Cari genitori e moglie, mi scuserete se ritardo un po’ di giorni a darvi mie notizie ma come vi dissi essendo in partenza non ho potuto scrivervi prima e come vi dissi ritorniamo a (Mira?) in riposo e speriamo di rimanere un po’ di tempo […] un po’ di pane, una bottiglia imbottigliata e un mazzo di carte per fare passare un po’ il tempo […] Cari genitori mi raccomando di stare tranquilli e non pensate a me che io sono messo abbastanza bene che più bene di così non si potrebbe ottenere e i miei superiori mi vogliono bene; ricevete tanti saluti e baci saluti a Benedetto e mie sorelle, vostro Giovanni.

Ma le lettere più toccanti restano quelle inviate dalla moglie Teodolinda (Cina), qui ricostruite e trascritteci dal pronipote Matteo Terzi, e che riportiamo di seguito senza correzioni, nel rispetto del lessico di allora, lasciandovi alla loro lettura e ai profondi sentimenti che ancora esse ispirano. Il senso di una di quelle frasi, da solo, spiega tutto il dolore inflitto alla moglie dalla guerra:

Mi dici di fare a meno di scrivarti che finisca la Guerra, ma se non si vivesse con quella speranza, si morirebbe prima del tempo”

E al contempo alcune frasi riportate sulle cartoline o le lettere di Giovanni rendono lo spirito del giovane combattente al fronte in quegli stessi giorni:

Vecchio Piave, con occhi sbarrati

        vegliamo il tuo solco d'argento

        nella viscida melma affogati,

        soli i morti , nel sole e nel vento

        Mitraglieri la buona ventura

        promettiamo la patria che aspetta

        silenziosi apprestiamo la vendetta

        con l'amore piu' puro nel cor

(Scritto da Giovanni su una lettera inviata da Teodolina il 31/5/1918)


S.Benedetto 13-5-18

Ti ho scritto una lettera in data del 8 ma nell’incertezza che tu l’abbia ricevuta ti mando anche la presente per tenerti un poco tranquillo sul conto nostro e per consolarti col ricordo del mio e del nostro affetto.

Ti diro’ dunque anzi che domenica giorno 11 il babbo in paese an trovato ...e han consegnato la camicia e le lettere mandate da noi ma quella che tu hai consegnata da portarci tue notizie non la potuta consegnare perché le an tutta strappata e poi le dice che guai se lui dovesse avuto parlato, ma non puoi immaginare il dispiacere che fu per me a non poter leggere tue notizie che è da quando o ricevuto la cartolina in data del 30 e poi ancora nulla pensavo male e poi tante altre cose eppure anche avveva fissato che tu mi pottessi fare un improvvisata non puoi immaginare ogni volta che passava il treno pareva sempre che tu avessi da rivare come anche alla notte sognavo che mi trovavo in tua compagnia invece dopo svelliata mi trovavo da sola pazienza sperriamo presto.

Caro Giovanni ora dimmi se ai ricevuto la lettera che man fatto la Franceschetti dimmi la riesida oppure con una lettera cosi an riuscito venire in licenza il figlio di Mandolini e per questo provo anchio anzi mi dimenticavo...an consegnato anche il vaglia


S. Benedetto 15-5-18

Caro Marito

Ieri pure o ricevuto lettera cartolina una del 9 una del 10 intesi che ai cambiato ancora e che ti trovi meglio questo lo spero anchio, che starai meglio che in fanteria speriamo , mi dispiace perché ti avevo spedito delle lettere una spedita il giorno 8 che ti spiegava gli interessi per aver una licenza permesso se non lai ricevuta scrivi subito che tene scrivero unaltra subito.

Come ti o scrito per Michelini an consegnato tutto anche il vaglia ma la lettera fatta da tu no perché dice che le anno tutta strappata, io provo dispiacere a non aver potutto leggerla perche era da tempo che non sapevo tue notizie fino dal 30 .

Mi dispiace perche speravo che potessi venire a Brescia invece piu’ lontano di prima , ma pazienza speriamo sempre il bene in navenire.

O molto piacere perche intesi che ti sei trovato con i tuoi amici asieme quando ti trovavi a Bozzolo cosi te la paserai meglio qualche ora.

Renato a in cominciato a dire qualche parola e anche dice pappà fa i passini presto incominciera anche da solo perche è tanto robusto e sano .

Come tio scritto ancora mio frattello è stato in licenza e allora è partito ancora per il solito posto e mi a incaricato di mandarti i suoi carissimi e sinceri saluti.

Caro Giovanni fatti coraggio che qui si parla di una prossima fine della guerra cosi i nostri quori devono esultare nel prossimo felice trionfo.

Scrivi ancora presto che le tue lettere mi fanno tanto piacere e mi sollevano un poco dal pensiero inquietante dello stato di tua salute

La tua mamma ti ricorda sempre e ti saluta sempre compresi i tuoi cognati e sorelle

Ricevi mille saluti e baci da bambini e moglie che sempre ti ricordiamo ciao arrivederci presto


S. Benedetto 17-5-18

Caro Marito

O ricevuto la tua carissima cartolina in data del 12 come pure tio scritto unaltra lettera con questo indirizzo che spero che labbi ricevuta, ti parlavo di aver ricevuto da lamico Michelini tutto ma la lettera fatta tu no perché la anno tutta strappata.

Ti avrei spiegato un po troppo, Caro Giovanni sarei dispiacente se quelle lettere spedite con laltro indirizzo siano anda perse perche tene abbiamo spedite diverse anzi una ti parlava di tanti in teressi e domandava al tuo supperiore di averti dato un breve permesso con nantra tua dimmi se non lai ricevuta cosi sarò pronta a spedirtene unaltra

oggi tio spedito anche un valia di L 25 spero che labbi ricevuto scuserai seson pocchi  ma dopo questo tene spedirò un altro cosi ti daranno i soldi piu presto di un valia di 100

come ti oscritto mio frattello e stato in licenza eddora è gia partito al solito posto

Caro Giovanni mi scuserai se non mi allugo ma il grandispiacere non sono piu capace di prolungarla

anzi o molto piacere perche ti trovi bene di salute come me in tutto come nel corpo e mangiare edora ti mando i cordiali saluti da noi tutta Benedetto e bambini ti manda baci asieme da me tua Cina ciao


S. Benedetto 21-5-18

Caro Marito

Noi di salute stiamo bene come ne voglio sperare anche di te , ora ti dirò che doppo lindirizzo nuovo neo ricevuto 3 delle tue cartoline e ddora sto sempre i natesa di un tuo scritto scrivi spesso se vuoi che possa stare un po tranquilla come tio scritto la lettera che miai mandato per Michelini non o pottuto avere la soddisfazione di leggerla e nemeno sappere di che cosa parlava

ora avrà finito la sua licenza ma io non lo ancora visto perche mi an mandato adire che non viene piu in sieme e perquesto non mi sono in cariccata per mandarti nulla da mangiare e nemen per le altre cose

speriamo che prima che finisi l’instruzione che tu vieni in licenza

Vaifro e bravino alla squola inpara bene ecchè buono fa molto bene

Caro Giovanni ti diro che mio frattello sempre al solito posto, non pensare a noi che andiamo bene e di non pensare a nulla che or mai si spera che i giorni tristi siano gli ultimi e di ritornare ancora presto i giorni tranquilli come il passatto qui tutti dicono che fra il mese di giugnio siamo alla fine della Guerra dunque coraggio sempre e sta sempre allegro non pensare a nulla che si spera la piu lunga i nagosto di essere a casa del tutto che tutti lo dicono


S. Benedetto 22-5-18

Caro Marito

O ricevuto tue notizie fino dalla data del 12 e poi ancora nulla

non puoi in maginare come si pensa male però si spera sempre il bene in tutto

Caro Giovanni dimmi con un tuo scritto se ai piacere di andare nel gniegnio pontiere 

che io ti spedirò subito il certificatto così ti assicuro di poter riesare perché molti e poi tutti quelli che an mandato il certificcato come quello che ti manderò io sono riusciti

Noi siamo tutti in perfetta salute come ne voglio sperare di te, dimmi se ai ricevuto le lettere che ti avevo mandato con laltro indirizzo e poi tutte quelle che tio mandato co lindirizzo nuovo perche non passa un giorno se non ti scrivo qualche cosa

Ti mando i piu sinceri Saluti e baci dai tuoi cari bambini e da noi tutti.

Mille baccione da tua moglie

per sempre Cina ciao


S. Benedetto 30-5-18

Caro Marito

Ieri pure oricevuto la tua cara cartolina intesi che ora ricevi tutta la posta come pure ache quella dell’altro indirizo che anche ai ricevuto quella della Franceschetti ne aveva prontato unaltra per mandartela ma ora che dici che ci vogliono la firma del maresiale proverò subito andarci così dopo ti scriverò se non mela firma ti scriverò subitoma farò ogni possibile per poter riusire

Caro Giovanni noi di salute stiamo tutti bene come ne spero sempre di te ma però ti dirò che anche qui da mangiare si trova poco che una volta sai che si mangiava la carne tutti i giorni eddora nemeno alla festa, solamente per i ammalati , e poi tutti glialtri generi si stamale per tutto per il dispiacere, a pensare a te e poi in seguito si passa i gran brutti giorni e momenti quando penso a te che mi sei cosi lontano dicco quando mai sara quel momento di consolazione anche per noi?

Mi dici anche che faccia a mene di scrivarti che ci siano una fine di Guerra ma non sai che se non si vivesse con quella speranza si morirebbe prima del tempo,

in tesi anche che faccia a meno a mandarti il certificato del gegnio pontiere perche ti trovi bene o molto piacere , in tesi anche che ai ricevuto il vaglia adesso tene abbiamo spedito unaltro,

Ricevi da noi tutti i piu sinceri saluti e baci dai bambini e tua moglie per sempre ciau

quando mi scrivi non nominare nulla di quello che ti parlo per il mangiare perche sai che tuo padre si contenta conpoco e non si stanca mai di mangiare insalata dunque pazienza e sempre fa come giova nun dice sempre o come o mangiato di gosto

E ancora, in una lettera del 22 giugno 1918:

San Benedetto, 22 - 6 - 1918

Caro Giovanni,

ieri ho ricevuto la tua cartolina in data 17 come pure dice che ne hai spedita una in data del 15 ma non l’abbiamo ricevuta. Con molto piacere intesi che ti trovi bene ma ne siamo dispiacenti nel sentire della tua partenzaa ma però si spera sempre il bene e presto di un buon arrivederci, mi raccomando che appena sarai a posto di scrivere subito altrimenti non si può […] traquilli…