STORIA DI UN POPOLO IN DIVISA

LA BRIGATA "SASSARI" NELLA GRANDE GUERRA

La più importante mostra sulla Grande Guerra alla quale abbia contribuito l’Archivio Storico Dal Molin negli ultimi anni  Armungia (CA), agosto 2015 – giugno 2016

STORIA DI UN POPOLO IN DIVISA: LA BRIGATA SASSARI NELLA GRANDE GUERRA (a cura di Alberto Cabboi)

La Brigata “Sassari” costituì nel corso della Grande Guerra un’eccezione tra i reparti di fanteria. In ragione del sistema di reclutamento, fu composta quasi esclusivamente da ufficiali e soldati sardi nei quali maturò progressivamente un sentimento di appartenenza regionale fino ad allora sconosciuto nell’Isola. Nel 1924, in uno piccolo volume dedicato all’eroica figura del capitano Emilio Lussu, Camillo Bellieni rievocava le vicende della “Sassari” in uno scritto carico di suggestioni sardiste. La storia della brigata dalle mostrine biancorosse vi era descritta come storia di un “popolo in divisa”, di un pezzo di Sardegna trasferito al fronte con la sua lingua, le sue usanze, i suoi costumi.

Partendo dal costante riferimento alla Sardegna, la mostra ne ripercorre il cammino nei tre anni e mezzo di guerra, dagli assalti sul Carso alle giornate a Vittorio Veneto, passando per l’anno trascorso sull’Altopiano dei Sette Comuni, la Battaglia dei Tre Monti e la resistenza sul Piave. Le immagini esposte si intrecciano alle testimonianze degli ufficiali memorialisti della “Sassari”, descrivendo luoghi, documentando episodi, restituendo stati d’animo, paure, orgoglio e speranza. I brani su cui si costruisce il racconto sono tratti dalle opere di Emilio Lussu (“Un anno sull’altipiano” e “La Brigata Sassari e il Partito Sardo d’Azione”), Giuseppe Tommasi (“Brigata Sassari: Note di guerra”), Leonardo Motzo (“Gli Intrepidi sardi della Brigata Sassari”) e Alfredo Graziani (“Fanterie sarde all’ombra del tricolore”).

Assumono in questo contesto un rilievo particolare i ricordi della “madrina di guerra” dei soldati sardi, preziosi cimeli custoditi nel corso del tempo a Bassano del Grappa, gentilmente concessi dalla famiglia Caneva per l’esposizione: documenti, cartoline, dediche di ufficiali e soldati, fotografie accompagnate da didascalie manoscritte, le copie con dedica di “Un anno sull’altipiano” e “Fanterie sarde”. L’incontro con Maria Teresa Nardini Guerrato fu all’origine di un legame che la fine del conflitto e gli eventi politici del dopoguerra avrebbero solo in parte scalfito.

La mostra, curata da Alberto Cabboi del Sistema Museale di Armungia, nasce dalla collaborazione del Museo Lussu con l’Archivio Storico Dal Molin. 

L’inaugurazione della mostra si è tenuta presso il Museo Emilio e Joyce Lussu di Armungia nell’agosto 2015 con una cerimonia alla quale hanno presenziato l’Assessore Regionale Cristiano Erriu, il Sindaco Antonio Quartu, oltre al Responsabile del Museo di Armungia Alberto Cabboi e Ruggero Dal Molin in rappresentanza dell’Archivio Storico Dal Molin e della Collezione Caneva. Oltre a loro ricordiamo l'Ing. Antonio Coiana (che con DELFIS ha curato la parte tecnologica della struttura multimediale del Museo), Giuseppe Caboni (dell'ISSRA, l'Istituto Sardo per la Storia della Resistenza e dell'Autonomia, depositario del Fondo Lussu) e Sandro Dessi,  insegnante e profondo conoscitore della tradizione Sarda e Armungese in particolare. Il servizio televisivo è stato realizzato dall'emittente Sardegna Uno la cui equipe era guidata dal giornalista Valerio Vargiu (le immagini riferite alla mostra di Armungia, all'interno della rubrica "Panorama Sardo", sono visibili dal minuto 50' nella sezione video dedicata di questa pagina lungo l'editoriale di Ruggero Dal Molin).

Prima della serata a tema condotta da Ruggero Dal Molin e Sandro Dessì sulla straordinaria amicizia tra Emilio Lussu, Alfredo Graziani e la "madrina" della Brigata "Sassari" Maria Teresa Nardini, impreziosita dalle toccanti letture di Chiara Piseddu, gli ospiti alla cerimonia di inaugurazione si sono intrattenuti in uno splendido buffet a base di prodotti tipici Armungesi, offerto nel cortile interno del Museo Emilio e Joyce Lussu ed al quale hanno partecipato anche alcuni figuranti nei tipici costumi della tradizione locale.

Una mostra nata lontano, venuta dal cuore (di Ruggero Dal Molin)

E. Caneva, M. Dal Molin, R. Dal Molin e A. Cabboi (Cesuna giugno '14)

E. Caneva, M. Dal Molin, R. Dal Molin e A. Cabboi (Cesuna giugno '14)

Quando si parla di eventi culturali importanti, specialmente oggi, spesso si è portati erroneamente a pensare che la ragione del loro successo sia esclusivamente dovuta agli investimenti effettuati, alla capacità organizzativa, al marketing. Per quanto riguarda la mostra di Armungia sulla Brigata “Sassari” nella Grande Guerra, io credo che la sua fortuna dipenda in realtà dall’anima e dal cuore che nasconde nei meravigliosi luoghi in cui si tiene, cioè da quelli delle persone che l’hanno ideata e voluta fortemente, da quanti hanno aperto le porte delle loro case, schiuso al mondo i loro valori più profondi e i loro ricordi più preziosi. Tra costoro devo sicuramente ricordare Enrico Caneva di Bassano del Grappa, nipotino prediletto di quella Maria Teresa Guerrato Nardini consacrata dai Fanti della “Sassari” come loro “madrina” di guerra e la cui eroica figura è stata così splendidamente tracciata da Alfredo Graziani nel suo “Fanterie Sarde all’ombra del tricolore”. E’ attualmente medico condotto a Marostica, fatto singolare dato che la nonna durante la Grande Guerra era appunto Crocerossina volontaria all’ospedale militare di riserva di Bassano, quasi un passaggio di consegne a distanza di tre generazioni. Conobbi Enrico quando finalmente decisi di contattare i discendenti di Maria Teresa Nardini per poter visitare l’abitazione della madrina della Brigata “Sassari” nella speranza di ritrovare a Palazzo Nardini quei ricordi che l’avevano legata per sempre al glorioso reparto. Spesso si trattava di documenti già studiati dal noto storico militare Paolo Pozzato, quegli stessi reperti che portarono inevitabilmente a far nascere anche con lui una grande amicizia, un connubio che ha firmato molte importanti pubblicazioni per gli appassionati della Grande Guerra. Forse fu anche per questo che le prime parole di Enrico Caneva furono: “Lei non ci crederà” ma sono un suo affezionatissimo lettore. Ho appena terminato di leggere "Arditi sul Grappa". Che gran libro…”. Così mi vennero aperte le porte di Palazzo Nardini a Bassano del Grappa dove ancora risiedono la madre e la sorella di Enrico. Se penso a quei momenti devo confessare che, tolti gli affetti familiari, poche volte nella mia vita provai emozioni come quelle avute la prima volta a Palazzo Nardini. Percorrere quel terrazzo, appoggiarsi a quella balaustra, toccare con mano quell’inconfondibile vetrata ammirata tante volte sullo sfondo di molte fotografie degli ufficiali della “Sassari” ritratti con Maria Teresa Nardini, immortalati cent’anni fa e quasi sovrapposti agli scatti odierni. Come quello in cui viene ritratto l'ingresso di Palazzo Nardini a fianco di Casa Lussu, come dire, "le porte della Storia".

Emozioni impagabili, come quella di sostare nella “Saletta Rosa” dove tutti gli ufficiali colloquiavano con Teresa, su quei divani nei quali sedevano per confidarsi le loro drammatiche esperienze, chi in trincea sul vicino Altopiano, chi nelle corsie dell’ospedale di Bassano, tra i feriti della “Sassari” che vi arrivavano senza sosta. Quel giorno Enrico mi mostrò la copia di “Fanterie Sarde” che Alfredo Graziani regalò a Maria Teresa dopo la guerra e soprattutto quella di “Un anno sull’Altopiano” che Emilio Lussu le donò nel 1945 con una dedica particolare. Ma la più grande sorpresa l’ebbi nel vedere e toccare un ventaglio, dono alla Nardini da parte di Emilio o di Alfredo, o forse di entrambi, sulle cui asticelle ad ogni loro incontro venivano aggiunte dediche e impressioni dettate di volta in volta dalle drammatiche circostanze della guerra. Poche righe per ogni occasione, costrette ogni volta su una sola stecca del ventaglio, dalle quali traspaiono addii e ritorni, desiderio di pace e coraggio in battaglia, gioie e dolori profondi in una generazione di eroi perduti. Impossibile non commuoversi davanti a questo concentrato di sentimenti e di umanità ormai dimenticati. Ma un altro amico ha permesso il concretizzarsi di questa mostra ed è un giovane Sardo, Alberto Cabboi, proprio di Armungia. Destino volle che quando lo conobbi anni fa, curiosamente non accadde per vicende connesse alla Brigata “Sassari” quanto incredibilmente per una questione legata al mondo degli “origami”. Artefici involontari del nostro incontro furono infatti mia sorella Monica, che si occupa di “paper-design”, e Antonio Coiana, appassionato cagliaritano di creazioni in carta ma anche collaboratore negli allestimenti del Museo di Armungia. La giornata nella quale ci incontrammo di persona per la prima volta fu simbolicamente molto particolare e anche per questo ne serberò sempre il ricordo. Era un fine settimana di luglio e avevo invitato Alberto Cabboi a Bassano del Grappa per accompagnarlo nei luoghi dell’Altopiano che videro l’epopea dei Sardi della “Sassari”, già distintisi fin dal 1915 sull’Isonzo. E a condurlo in questa visita erano con me proprio mia sorella Monica ed anche Enrico Caneva, discendente della famiglia Nardini di Bassano del Grappa e di Maria Teresa, l'indimenticabile “madrina” della Brigata “Sassari”. Così su quella macchina che si avviava per i tornanti della Val Frenzela verso Foza, destino volle venissero a trovarsi simbolicamente proprio i discendenti di quelle due eroiche figure, Emilio Lussu e Maria Teresa Nardini, i quali durante la Grande Guerra avevano così emblematicamente rappresentato il popolo Sardo e la gente del Veneto. Mi resi presto conto, attraversando il ponte che collega Carpanè con Valstagna, di come avessimo di nuovo riallacciato un ponte della Storia ben più importante.

Monica Dal Molin, Enrico Caneva e Alberto Cabboi al cippo della Brigata "Sassari" in ricordo della Battaglia dei Tre Monti sul Col del Rosso nell'Altopiano dei 7 Comuni

Perché fu lì e in quel giorno che di fatto nacque l’idea della mostra di Armungia, un evento che richiudesse per sempre in terra di Sardegna quel cerchio aperto un secolo fa da quell’uomo e quella donna così valorosi. Due anni del lavoro scrupoloso di Alberto, a soli 33 anni già Responsabile del Museo Emilio e Joyce Lussu di Armungia, con me spalla a spalla da Bassano del Grappa. Una ricerca certosina nella scelta dei brani dei tanti diaristi della "Sassari", la valutazione di un preciso ed esplicativo correlato con rare e preziose fotografie d’epoca acquisite e inserite nei pannelli della mostra. Di ogni singola immagine scelta è stata curata la fedelissima didascalia, ogni singola frase del testo è stata vagliata e scelta da Alberto a livello quasi maniacale, con gioia e sofferenza al tempo stesso perché ogni singola scelta implicava nello stesso tempo una corrispondente rinuncia. E tutto questo anche grazie all’insostituibile contributo della famiglia Caneva-Nardini la valorizzazione della cui collezione è da sempre tra i principali compiti dell’Archivio Storico Dal Molin. Perciò giunti alla cerimonia di inaugurazione sono stato assai orgoglioso anche per loro, e non senza emozione, nell'ascoltare le parole di ringraziamento delle autorità ma soprattutto commosso perchè davvero si è riallacciato quel legame tra Sardi e Veneti nato un secolo fa. Quella grande amicizia di allora che la mostra illustra con magnifiche immagini verso le quali si è diretta la grande affluenza dei presenti nelle sue sale, la prima dove viene illustrato l’inizio dell’epopea della "Sassari" sull’Isonzo e l’arrivo sull’Altopiano dei 7 Comuni, la seconda dove emerge l’eccezionale figura di Teresa Guerrato Nardini. Dovunque sguardi interessati, curiosi quasi ammaliati dalle fotografie e dal contenuto delle vetrinette che rende tangibile il racconto e reale quell'esperienza. Così è nata una mostra per me straordinaria, probabilmente la migliore dedicata alla Brigata “Sassari” nella Grande Guerra che sia mai stata allestita. Perché come è stato giustamente osservato, è un’esposizione senza una divisa, senza un fucile, senza la ben che minima cartina militare perché il suo reale obbiettivo è davvero quello di far emergere l’aspetto umano, oltre che storico, tracciato nel titolo della mostra dove si sottolinea quella che fu l’esperienza straordinaria di “un Popolo in divisa…”.

Bruno Cerutti, Daniela Fogli, Ruggero Dal Molin, Stefano Aluisini (Università di Brescia 2015)

Certo è che indubbiamente il traguardo raggiunto con la mostra di Armungia, dopo quelli recenti su altri temi della Grande Guerra a Padova presso il Museo Storico della Terza Armata oltre a quella itinerante più nota sulla battaglia dell’Ortigara, rappresenta una grande soddisfazione per l’Archivio Storico Dal Molin e tutti i suoi collaboratori. 

E se oggi è possibile in tutto il mondo condividere la nostra storia personale grazie a queste pagine, ciò lo devo anche ad un altro carissimo e insostituibile amico ovvero Stefano Aluisini, mio braccio destro e pilastro dell'Archivio, che ha costruito il sito internet e seguito le particolari applicazioni realizzate dal Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell’Università degli Studi di Brescia (grazie all'impegno della Prof.ssa Daniela Fogli e dell'Ing. Bruno Cerutti) e con il quale sono stati realizzati tanti progetti sulla Grande Guerra. Per questo motivo, non essendo stato purtroppo Stefano Aluisini come Enrico Caneva presente all’inaugurazione della mostra di Armungia, io e Alberto Cabboi abbiamo deciso di dedicare a lui e a Natalino Meneghin questa video-cartolina registrata prima dell'inaugurazione dal Museo Emilio Lussu nella quale, per quanto fuori dagli schemi “istituzionali”, si percepisce spontaneamente quello spirito di gratuita dedizione che ci ha guidato tutti, e che ci condurrà sempre insieme, nella riscoperta e nella valorizzazione delle più straordinarie memorie storiche del nostro Paese.

Ruggero Dal Molin - Armungia (CA), 12 agosto 2015

 

L'intero servizio televisivo sulla mostra è inoltre disponibile direttamente su Sardegna Uno