CARLO BOSSI - REGIA GUARDIA DI FINANZA

Autocarro FIAT adibito a rifornimenti G. di F. Klava

Questa pagina, realizzata grazie al contributo della Collezione Enrico Carlo Bossi, ci riporta agli anni Trenta e ad una lontana caserma della Guardia di Finanza con la quale il nonno intratteneva diversi rapporti di servizio e fornitura. Si trattava infatti di curare gli approvvigionamenti di viveri, carbone, vettovaglie, assicurando tutti i rifornimenti in genere secondo quanto stipulato da un ben preciso contratto regolarmente sottoscritto e del quale riportiamo alcune pagine. il Sig. Bossi seguiva attentamente tutte le attività sia con la propria automobile che con alcuni autocarri. La storia si svolse nella zona situata tra la città di Klana e Monte Nevoso, attualmente in Croazia, allora presidiata dalla 6^ Legione Territoriale della Regia Guardia di Finanza di Trieste (Circolo di Fiume), al comando del Maggiore Michele di Gaetano. Fu per la locale caserma della Brigata di Sucova che Carlo Bossi (nelle fotografie è indicato da un cerchietto) realizzò addirittura un acquedotto che garantisse il rifornimento idrico ai Finanzieri e fu loro donato. Il Sig. Carlo Bossi divenne così un imprenditore assai noto tanto che veniva invitato in tutte le più importanti cerimonie pubbliche. A distanza di tanti anni, grazie allo storico Marco Mantini di Gorizia ed al contributo di Federico Sancimino e Michele Di Bartolomeo - autori di "Dal primo all'ultimo colpo alla frontiera: la Guardia di Finanza a Gorizia: una storia lunga un secolo (LEG 2014), possiamo integrare oggi questa pagina di storia con alcune importanti annotazioni. Destino ha così voluto che fossero altri due Finanzieri, così come chi realizza queste pagine, Stefano Aluisini, a dare un importante contributo sulla storia dei loro antichi commilitoni. Troverete quindi interessantissimi chiarimenti e ulteriori elementi a corredo delle splendide immagini gentilmente concesseci in memoria del nonno del nostro collezionista e di un'epoca tragica ormai perduta, la cui storia rivive nel successivo articolo del Sig. Enrico Carlo Bossi. 

Nella galleria fotografica sopra si può osservare un manufatto dell’acquedotto realizzato dal Sig. Bossi per la Regia Guardia di Finanza oltre alla Brigata di Dolina dei Noccioli (si legge nello scudo della R. Dogana, Dolina dei...) che si trovava a nord-ovest di quella di Sucova seguendo il confine.

Al centro della galleria sovrastante l’immagine di quella che fu la grande caserma dell'Esercito a Clana, oggi abbandonata ma ancora esistente. 

Il contratto parla della caserma di Casa Forestale, che si trova nell'attuale località di Masun, diciamo sulla 2ª linea rispetto al confine. Anche di questa rimane solo il perimetro delle fondamenta e il cippo portabandiera. La località di Masun oggi è tranquillamente raggiungibile con strada asfaltata da Ilirska Bistrica (Villa del Nevoso).

UN RICORDO DI KLANA (Croazia)

di Enrico Carlo Bossi

Mio nonno Carlo Bossi, il quale durante la Grande Guerra viveva nella zona di Klana, allora facente parte dell’Impero Austro-Ungarico, servì nell’Esercito Imperiale come artigliere. Alla fine del conflitto, quando questi territori furono annessi all’Italia, la sua vita fu ancora una volta contraddistinta da un rapporto molto stretto con le forze armate, in questo caso italiane. Fu così infatti che nell’arco di tre decenni, dagli anni ’20 alla fine della seconda guerra mondiale mio nonno, oltre che garantire i rifornimenti per tutte le caserme di G. di F. ed altre Armi del Regio Esercito, costruì a Klana il Cinema “ITALIA” (tutt’ora esistente, hanno solo rimosso la scritta “ITALIA”) nel quale venivano proiettati i più noti film dell’epoca, per lo svago degli abitanti e dei militari italiani. Il progetto originale venne affidato ad un architetto italiano di Trieste.

L'esterno del cinema di Klana nel 1937 e ritratto ai giorni nostri

Il Generale Federico Baistrocchi

Sempre a Klana mio nonno Carlo possedeva due negozi, una trattoria ed un piccolo Albergo. Qui soggiornava abitualmente il Generale Baistrocchi che si ricorda per la famosa riforma “Baistrocchi” con la quale rinnovò il Regio Esercito, cambiandone anche le uniformi. Vorrei a questo punto raccontarvi una storia tramandata da mio nonno e poi raccontatami da mio papà. Mio nonno e mio papà hanno conosciuto personalmente il Gen. Baistrocchi durante la seconda guerra mondiale perchè per cinque anni, dal '40 al '45, il Gen. Baistrocchi é stato ospite dell'Albergo di mio nonno quando si trovava a Klana (Croazia) per presidiare le manovre militari del Regio Esercito lungo il confine. Federico Baistrocchi preferiva infatti pernottare in Albergo anziché nella vicina Caserma della Guardia di Finanza poiché (come diceva lui) stava piú tranquillo. 

Intanto la vita a Klava sembrava proseguire tranquilla, con le attività della bocciofila, le cerimonie pubbliche e militari oltre a quelle religiose.

La Cappella di Monte Cifri oggi

La Cappella di Monte Cifri oggi

Ancora oggi mio padre ricorda le enormi frittate che il Generale chiedeva per colazione, seguite da caffé nero e sigaretta. Dopo colazione, arrivavano dalla Caserma gli altri ufficiali per la solita riunione del mattino. Baistrocchi era solito utilizzare il tavolo da billiardo per stendere le carte e chiedeva con gentilezza a mio padre e mio nonno di uscire dalla sala per poter parlare con i suoi ufficiali. Dopo anni di frequentazione, mio nonno e il Generale erano diventati ottimi amici. Così nel periodo in cui i tedeschi erano alleati, il cortile dell'Albergo era diventato il "parcheggio" delle cucine militari mobili. Tra gli ufficiali italiani compare nelle fotografie scattate allora una piccola bambina, mia zia. Nella prima immagine della serie è ritratto un bel gruppo di militari, donne e bambini davanti la caserma di Monte Cifri con annessa cappella costruita dai finanzieri nel 1933 questa si trovava a sud di Sucova. 

Nel 1942 però il Gen. Baistrocchi aveva giá capito che l'Italia avrebbe perso la guerra e (in assoluta confidenza) consiglió a mio nonno di vendere tutto, lasciando quel territorio che presto sarebbe caduto nelle mani di Tito, e di comprare a Trieste una vasta proprietá che un ebreo stava praticamente svendendo perché in fuga verso gli Stati Uniti. Mio nonno non ascoltó il consiglio, non credeva che la guerra sarebbe finita cosí (i tedeschi avevano appena invaso la Russia). Avrebbe invece dovuto ascoltare Baistrocchi... E difatti, quando dopo la guerra salì al potere Tito, mio nonno perse tutto. Decenni di lavoro spazzati via e requisiti dal nuovo Governo e i miei nonni con cinque figli si ritrovarono nullatenenti e profughi a Vicenza. Una triste fine, una famiglia il cui destino fu schiacciato dalle vicende di due guerre mondiali.

La Brigata della Regia Guardia di Finanza di Sucova (Suhorje, dall’omonimo monte nelle vicinanze) era di stanza in un c.d. “padiglione”, un edificio costruito in legno nel 1922 (poi rivestito in pietra nei primi anni Trenta), tipico dei reparti di frontiera insediatosi dopo la prima guerra mondiale. Nel febbraio del 1935 la Brigata di Sucova cambia denominazione in Brigata di Val Malacca (ossia la zona dove si trovava). Nel 1938, la Brigata contava un organico di 38 uomini, rinforzato nel periodo estivo con ulteriori 10 unità. Oggi, dell’edificio della Brigata rimane un informe cumulo, mentre si sono conservati in discreto stato i nidi di mitragliatrice (costruiti nei primi anni ’30 per rinforzare le difese del presidio), un’edicola votiva (nel riquadro: si tratta di una rivisitazione postuma di parte del bellissimo acquedotto davanti alla caserma) e la vasca della fontanella, quest’ultime costruite dai Finanzieri nelle lunghe ore fuori dal servizio. Nella galleria si possono osservare i raffronti con foto d'epoca del Sig. Enrico Carlo Bossi (le due bambine ritratte sono le sue due zie). Grazie poi al particolare contributo citato in premessa da parte dei Finanzieri, è possibile osservare di seguito i progetti originali delle facciate esterne della Caserma della G. di F. di Sucova realizzati in Fiume nel 1938. Sono di seguito anche illustrate alcune immagini dei luoghi scattate ai giorni nostri.

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