S.TEN. AGOSTINO ANAGNI - 60° REGGIMENTO FANTERIA

Pubblichiamo volentieri questo brano di Alfonsina Anagni in memoria dello zio Agostino, ufficiale nel 60° Reggimento Fanteria della Brigata “Calabria”, un ricordo tramandato dal fratello Mario, già valoroso ufficiale medico nelle campagne d’Africa e durante la seconda guerra mondiale (*). La famiglia Anagni ebbe tre fratelli combattenti nella Grande Guerra, due dei quali non tornarono (**).

IL SOTTOTENENTE AGOSTINO ANAGNI E LA MALGA VEZZANA

di Alfonsina Anagni

Questa è la storia di un baule, di una foto e di una guerra. Io non ho mai visto quel baule, ma so che ha avuto una vicenda tormentata. Contiene tutte le memorie di una intera Famiglia, la mia, la Famiglia Anagni. Stava per essere trafugato senza autorizzazione, ma Qualcuno ha voluto che ciò non accadesse. Ha dovuto, comunque, lasciare la casa e il paese di origine; ora si trova al sicuro, in una grande città, ed è diventato un elemento di arredo, base di appoggio per un oggetto moderno e presente in ogni casa, il televisore. Da questo baule, nel 2016, è uscita una foto, vecchia di 100 anni, scattata a luglio 1916 sui luoghi della Grande Guerra. Perché è stata tirata fuori dopo così tanto tempo? È una storia lunga, ma parte dal fatto che nel baule tutte le carte sono state raggruppate in cartelle e sottocartelle. Chi è stato a catalogarle? È stato uno dei grandi della Famiglia Anagni, uno che non ha raccontato nulla di sé e della sua lunga, difficile e tragica carriera militare, prima nella Guerra dell'Africa Orientale e poi nella II Guerra Mondiale fino all'internamento in Germania dal 1943 al 1945. Lui questa sua storia ha voluto dimenticarla, occupandosi soltanto di raccontare le vicende altrui. Tutto ciò che si sa dell'Ufficiale Medico Mario Anagni, arrivato al grado militare di Tenente Colonnello e andato in pensione da civile come medico odontoiatra (meglio conosciuto come "il Dentista") è stato acquisito in questi ultimi anni, partendo da eventi casuali e da ricerche che hanno dato esiti sorprendenti. Ma questa è un'altra storia! Mario Anagni non ha, volutamente, lasciato ricordi di sé, ma ha dedicato tutto il periodo della sua pensione alle ricerche genealogiche sulla famiglia, risalendo fino al 1600 circa, alla ricostruzione della storia familiare, alla descrizione delle proprietà immobiliari via via acquisite. Nella sua attività di ricerca uno spazio molto ampio è stato dedicato ad uno dei due fratelli morti in guerra, il primogenito e molto amato Agostino Anagni, laureatosi in Giurisprudenza prima di partire per la guerra. Di lui Mario ha trascritto e commentato il diario, integrandolo con citazioni di lettere e di foto, conservate nella cartella relativa. Ha studiato il Diario di Brigata ed ha effettuato visite e sopralluoghi ai luoghi della guerra in cui il fratello aveva operato. Noi nipoti (figli del fratello Luigi) abbiamo preso in esame, per la prima volta, questi scritti poco prima di recarci anche noi in visita a questi luoghi, in occasione del centenario della morte di Agostino, avvenuta il 28 luglio 1916.

Leggendo queste pagine abbiamo trovato menzionata una lettera ed una foto custodite nella cartella 11. La lettera venne scritta il 9 luglio 1916 da Agostino e spedita alla sorella Virginia mentre si trovava accampato con la Brigata Calabria nei pressi della Malga Vezzana. Tra l'altro, scriveva: " …. ti mando due fotografie, una per te e una per la Betta. Presentemente mi trovo presso un gran nevaio: la neve è indurita e ci si cammina sopra senza affondare; è alta circa tre o quattro metri. Non credere però che faccia gran freddo; ci sono ore del giorno che il sole scotta parecchio. Siamo attendati su un bel prato, tra piccoli boschi di abeti. Il nemico è lontano parecchi chilometri e non ci dà affatto disturbo. Oggi abbiamo mangiato un ottimo gelato fatto con latte, uova, zucchero, limone. La neve non manca...". Alla lettera allegava la foto. Noi non l'avevamo mai vista. Si trovava custodita, come scrive Mario Anagni, nella cartella 11 all'interno del famoso baule. Era necessario, quindi, farsi dare dai nostri parenti la suddetta foto. Ci è voluto un po' perché spostare un televisore e aprire un antico baule di vecchissime carte non è cosa di tutti i giorni. Ma abbiamo avuto una copia della foto. Ora si trattava di individuare il luogo dove era stata scritta la lettera e in cui era stata scattata la foto, l'ultima foto di Agostino, che morirà da lì a poco. A luglio 2016 non conoscevamo ancora i luoghi perché li stavamo visitando per la prima volta. Abbiamo individuato subito la Malga Colbricon, dove nel 1916 era insediato un presidio austriaco e contro cui il 21 luglio venne sferrato, con esito positivo, il primo attacco a sorpresa da parte del II Battaglione della Brigata Calabria. Lì doveva esserci nei giorni successivi un primo posto di medicazione e lì venne portato, la sera del 26 luglio 1916, il Sottotenente Agostino Anagni, colpito in pieno petto da un fucile, mentre dirigeva in prima linea la II Sezione Mitragliatrici della Brigata Calabria a Cima Stradon, puntando verso quota 2002 di Buse dell'Oro.

Da sx: il Cobricon, il piccolo Colbricon e Cima Stradon

I laghi di Colbricon

Era molto grave e venne poi trasportato, attraverso un percorso lungo e accidentato, fino a Falcade e a Forno di Canale (Canale d'Agordo) per essere ricoverato presso l'Ambulanza chirurgica n. 4, diretta dal Prof. Giannattasio. Ma non si poté fare nulla per lui che, all'età di 25 anni non ancora compiuti, morì il 28 luglio 1916, pochi giorni prima di essere promosso Tenente per anzianità con decorrenza dal 1° agosto 1916. In occasione del Centenario abbiamo lasciato un nostro ricordo presso la Malga Colbricon, nel sacrario militare di Falcade e al cimitero civile di Canale d'Agordo, dove venne sepolto, prima che la salma venisse traslata nel paese di origine.

Sopra: i ricordi posti dalla famiglia in memoria del Sottotenente Agostino Anagni a Malga Colbricon; a destra, presso il Sacrario Militare di Falcade; sotto: alcune immagini del settore di Malga Colbricon, che ospitò anche un cimitero militare nel quale furono sepolti molti dei caduti in prima linea, sovente Fanti della Brigata “Calabria” e del 13° Reggimento Bersaglieri

Nel 2016 non avevamo ancora individuato la Malga Vezzana. Ma durante l'inverno abbiamo studiato e fatto ricerche ed abbiamo così capito dove era situata, cioè alle sorgenti del Travignolo nell'attuale Campigol della Vezzana, al termine della Val Venegia, per chi sale da Paneveggio, oppure al termine della strada che scende dalla Baita Segantini, per chi viene da Passo Rolle. Nel 2017 ci siamo recati sul posto, individuato sulla carta, per trovare i ruderi della Malga Vezzana. Non è stato facile perché è rimasto pochissimo: soltanto il basamento, quasi completamente ricoperto dall'erba e un pezzo di muro che dovrebbe essere il camino. Comunque è distinguibile in modo chiaro dall'avvallamento del terreno.

I resti della Malga Vezzana

Abbiamo individuato anche il punto da cui è stata scattata la foto nel luglio 1916. Dovrebbe essere la roccia su cui è costruita la piccola cappella dedicata dalle Fiamme Gialle alla Madonna della Neve, situata proprio nelle immediate vicinanze dei ruderi. Fotografando da lì, infatti, si hanno alle spalle le pareti del Mulaz. L'anno successivo (2018) abbiamo portato come ricordo un piccolo quadretto (plasticato in modo da resistere alle intemperie), con la foto scattata proprio da lì nel luglio 1916 e qualche frase della lettera che era stata spedita alla famiglia. Lo abbiamo collocato in una piccola nicchia naturale della roccia proprio a fianco alla cappella. Sia nel 2019 che nel 2020, tornando sul luogo, pensavamo che le intemperie avessero rovinato o spostato il quadretto da noi lasciato. Invece era sempre al suo posto, senza danni.

Nel 2021 abbiamo guardato nel solito punto e non c'era più nulla. Abbiamo dato una rapida occhiata intorno...ma nulla. Siamo rimasti meravigliati e dispiaciuti. Poi ci siamo rivolti alla cappella e, con grandissima sorpresa, abbiamo visto che il quadretto era stato posizionato all'interno della cappella, che è chiusa verso l'esterno da un vetro ed una grata. Una mano gentile, sicuramente in occasione di qualche celebrazione delle Fiamme Gialle, l'aveva messo in questo luogo sacro, sicuro e protetto. Meglio non si sarebbe potuto desiderare! Ecco il prima: in basso a sinistra la nicchia con il piccolo ricordo. Ed eccolo ora all'interno della cappella (immagine sotto a destra).

Sarebbe bello poter ringraziare l'autore o gli autori di questo gesto, tanto a noi gradito. Sarebbe bello anche fare in modo che venisse preservata la memoria storica della antica Malga Vezzana, citata in tanti ordini e dispacci del Comando della Brigata Calabria. Bisognerebbe chiedere all'Ente Parco di Paneveggio, da cui quell'area dipende, di posizionare una targa esplicativa della Grande Guerra, come le tante che sono state posizionate sul Castellazzo e sulla Cavallazza. Con questa speranza ci congediamo, per ora, da questi luoghi meravigliosi, che in quel triste periodo del 1916 si riempirono di armi e di soldati e che oggi sono una delle mete turistiche più ambite delle Pale di San Martino, al termine della amena Val Venegia. E dalla Malga Venegiota, che si trova poco più a valle e che guarda verso le splendide cime, viene a tutti l'augurio più bello: Dona Nobis Pacem.

(*) Medaglia di Bronzo al Valor Militare - ANAGNI MARIO, da Acuto (Frosinone), Tenente Medico nel 3° Gruppo Battaglioni Eritrei. Dirigente il servizio sanitario di un gruppo di battaglioni eritrei, inviato presso un battaglione fortemente provato, vi giungeva celermente in un momento critico del combattimento, dopo aver attraversato una zona fortemente battuta. Con calma organizzava il servizio sanitario e lo sgombero dei feriti. Instancabile per tutta la durata del combattimento, nell’adempimento del suo dovere (Passo Mecan, 31 marzo 1936)

(*) Croce di Guerra - ANAGNI MARIO fu Alfonso e fu Lucia Bellucci, nato ad Acuto (Frosinone) il 2 ottobre 1906, Tenente Medico in s.p.e. del 3° Gruppo Battaglioni Eritrei. Durante un combattimento, noncurante del pericolo, attraversava più volte terreno intensamente battuto dal fuoco nemico per raggiungere ufficiali e militari feriti, provvedendo alla loro medicazione ed al loro sgombero (Zaban Chercatà, 20 gennaio 1936)

(**) Si trattava di Agostino, Anacleto e Francesco. Anacleto, nato nel 1894, era studente in Medicina e venne assegnato come Sergente alla Sanità militare; fu l'unico a tornare dal fronte e ai suoi figli mise il nome dei due fratelli morti in guerra, Agostino e Francesco. Svolse la professione di medico di famiglia a Roma, e così pure il figlio Agostino. Francesco, invece, era nato il 26 marzo 1897 e durante la guerra prestò servizio nel 3° Reggimento Genio Telegrafisti; morì ad Acuto per malattia il 1 ottobre 1918.

(a lato: un’immagine del soldato Francesco Anagni inviata dalla famiglia in suo ricordo)