EMILIO LUSSU

E L'ANNO IN ALTOPIANO CON I DIAVOLI ROSSI CHE NON HA RACCONTATO

Quando è la passione che guida il ripercorrere dei sentieri della Memoria nei luoghi e tra le genti che ne conobbero i più eroici protagonisti, anche a distanza di cent’anni rivivono come se fosse oggi gli affetti più cari, le emozioni più sincere, i sentimenti più profondi. Come nella serata che a Carpanè di San Nazario grazie all'Archivio Storico Dal Molin e al Museo Emilio e Joyce Lussu di Armungia (CA) ha ricordato l'incontro di un secolo fa tra i Fanti Sardi della “Brigata Sassari” che risalivano la valle e la popolazione Veneta stremata dalla guerra. Se nessuno potrà mai dare conto di quegli sguardi fieri e dei palpiti dei grati cuori che allora gli si legarono indissolubilmente, siamo certi che, grazie alla magia della Storia, quella stessa emozione sia potuta rivivere ridestando l’orgoglio in più d’una coscienza. Qui di seguito vi raccontiamo come nell’editoriale di Ruggero Dal Molin (fotografie di Sergio Giacomelli, Luca Chenet, Sandro Pinna).

E’ un venerdì del 2016 quando dopo un secolo lo spirito della Brigata “Sassari” passa ancora una volta da Carpané in Valstagna. Senza esagerazione, questo commento è una fedele impressione sulla serata, un’esperienza coinvolgente che ha visto raccontare le gesta della Brigata Sarda in un incontro che molto probabilmente resterà indimenticabile. Di certo l’originale formula dell’evento, già proposto a convegni e mostre, con la partecipazione di Monica Dal Molin e la presenza di Erminio Dalla Zuanna con Anna Branciforti alle letture, ha inizialmente ricalcato il format di una trasmissione televisiva per poi crescere d’intensità (a destra prove tecniche con l'Ass. Giovanna Giaccoppo, i lettori Anna Branciforti e Fabio Dalla Zuanna con Ruggero Dal Molin e Erminio Dalla Zuanna)

Così le pagine più toccanti del libro di Emilio Lussu finiscono ben presto con il rivelare come quel testo, pur di eccezionale valore, non sia in realtà la cronaca fedele delle giornate vissute dai Fanti Sardi sull’Altopiano dei Sette Comuni tra il 1916 e il 1917. Sono in realtà il sunto di tutta l’esperienza bellica dello scrittore, dove molti ricordi si fondono sovrapponendosi in un modo difficile da decifrare; non deve così stupire come l’autore volutamente trascuri o non riporti fatti e personaggi che diversamente emergerebbero in modo importante. Ad esempio, il ruolo di una delle figure femminili più straordinarie della società bassanese durante la Grande Guerra: Maria Teresa Guerrato Nardini. E’ proprio svelando il ruolo della donna che per la sua grande generosità divenne ben presto la vera “Madrina” dell’intera Brigata,  superando quel velo che lo stesso Lussu volutamente stese sulla narrazione per proteggere lei con la loro intima e incrollabile amicizia destinata a proseguire oltre la guerra e oltre le guerre, che l’atmosfera a Carpané si è fatta sempre più coinvolgente e intensa. Più d'un paio d'occhi iniziano a farsi lucidi, più d'uno vince l'imbarazzo e inizia a fotografare in sala il susseguirsi degli eventi con il telefonino avendo ormai intuito l'approssimarsi di qualcosa di eccezionale. 

La crescente commozione arriva a toccare il punto più alto in un momento ben preciso, ricordando quando i Fanti della “Sassari”, giunti dal Carso per arrestare il nemico che come una fiumana cala inesorabile dall’Altopiano, passano tra la gente Veneta ormai senza speranza. Fuori dal copione, a rileggere i passi che ricordano quei momenti indimenticabili di coraggio e solidarietà nella storia d'Italia, viene chiamata dal pubblico Monica Dal Molin. Presa alla sprovvista e chiaramente emozionata per la particolarità dell’evento, riesce a leggere con sentimento la testimonianza di Alfredo Graziani nel suo “Fanterie all’ombra del Tricolore”, un libro che per molti aspetti costituisce il naturale complemento dell’opera di Emilio Lussu.

Il saluto di Alberto Cabboi alla cittadinanza

Sono i suoi soldati Sardi, insieme a quelli guidati dal fraterno amico Emilio Lussu con i quali fino a pochi giorni prima combattevano sul Carso in un territorio straniero e ostile, ad attraversare Valstagna per difendere case e famiglie povere come le loro, toccando con mano tutto il dolore e le sofferenze di chi subiva indifeso la tragedia del conflitto. E la coscienza della loro vera missione gli sorge dinnanzi proprio quando tra le ultime case del paese vedono una giovane donna che disperata protende al cielo la sua piccola creatura senza proferire parola. Nell’immagine di quella madre che non aveva più un uomo a difenderla, marito o fratello che fosse, partito per il fronte come loro e forse già morto, nel rivedere in quella icona i loro cari lasciati sull’isola lontana, i Sardi si determinano a farsi anche ammazzare pur di non cedere un solo centimetro di quel terreno. Così, proprio grazie al contatto diretto con la popolazione di Valstagna germoglia nei Fanti Sardi un sentimento nazionale prima inesistente, un legame che in quella tragedia li salda per sempre come soldati ma anche come cittadini al “continente” nel quale ora vedono uno Stato, la Patria. Nel cuore dei presenti la commozione lascia posto allo stupore quando, ancora una volta dal pubblico, è stato chiamato un altro figlio della Sardegna, proprio di Armungia, paese natale di Emilio Lussu, che già nel 2013 giunse alla stazione di Carpané seguendo le tracce dell’epopea dei Sardi in Altopiano.

Ruggero Dal Molin annuncia la presenza in sala di Alberto Cabboi con sua sorella Manuela e la famiglia

Alberto Cabboi tra Ruggero e Monica Dal Molin

Anche allora come stasera ad aspettare Alberto Cabboi c’erano Ruggero e Monica Dal Molin insieme ad Enrico Caneva, pronipote di Maria Teresa Nardini. Le immagini mostrano come tre anni fa Alberto, accompagnato in auto dai suoi amici, ripercorse quella stessa Val Frenzela che vide cent’anni prima i suoi antenati andare a morire sulle Melette, sbarrando le porte della pianura al nemico. Così passando il ponte che collega Carpané a Valstagna si riunivano famiglie e affetti che la guerra aveva spezzato un secolo prima: come il fratello del nonno di Alberto che riposa nel cimitero dello Zebio, come il nipote di Maria Teresa Nardini che incontra dopo cent’anni uno dei discendenti di quei coraggiosi soldati Sardi per i quali tanto la donna si adoperò.

 

2013: Monica Dal Molin, Enrico Caneva e Alberto Cabboi

Seguendo i tornanti della strada verso Foza tre anni fa non parve quindi strano, per quanto difficile, una volta tornato un rappresentante della gente Sarda in Altopiano, pensare di ripercorrere la strada a ritroso portando stavolta il cuore del Veneto di Maria Teresa Nardini in Sardegna, proprio ad Armungia, là dove Emilio Lussu nacque e dove Alberto Cabboi dirige tuttora il bellissimo museo a lui dedicato. E così è stato: nell’agosto del 2015 presso il Museo Emilio e Joyce Lussu di Armungia è stata inaugurata con diversi Enti della Sardegna e la preziosa collaborazione dell’Archivio Storico Dal Molin la mostra “Un popolo in divisa”, destinata a diventare una delle più belle rassegne mai dedicate alla Brigata "Sassari" e allo scrittore Emilio Lussu.  E così nelle parole e negli sguardi degli attori anche di quest’ultima importantissima serata a Valstagna, e non senza ulteriore commozione, quel cerchio aperto dai valorosi Sardi cent’anni or sono è stato infine sigillato per sempre da quanti, come chi ha partecipato all’incontro di Carpané, hanno fatto tesoro nei loro cuori di quella eredità umana di coraggio, altruismo e solidarietà lasciata in Altopiano insieme alle giovani vite di molti di loro, ricordati ancora una volta in un grande abbraccio tra i loro discendenti Sardi e Veneti di oggi.

I due artefici della serata di Valstagna: Ruggero Dal Molin e Michela Mazzarol