REPARTI AUSTROUNGARICI

73° EGERLANDER - "Albrecht di Württemberg"

Era il 18 maggio 1862 quando nella chiesa di San Bernardino a Varsavia si tenne la cerimonia per la consegna della nuova bandiera di guerra. Il colonnello Joseph Freiherr Dormus di Kilian Hausen consegnò la vecchia bandiera e poi presentò la nuova per "la sua Imperiale e Reale Apostolica Maestà". La madrina, Principessa Dietrich Stein, donò invece una fascia preziosa per la bandiera con l’indicazione del motto del Reggimento “Und wenn die Welt voll Teufel wär: Wir folgen dir zu Ruhm und Ehr'!” – “Anche se il mondo fosse pieno di diavoli, noi ti seguiremo verso la gloria e l'onore!”. Di seguito troverete alcune fotografie di quel glorioso reggimento austroungarico, già distintosi sia sul fronte orientale che quello italiano, alcune delle quali scattate sul terribile campo di battaglia del Monte Zebio nel 1916 e la lettera di uno dei suoi soldati, quasi tutti di origine tedesca e boema, scritta il 12 settembre del 1915 e tradotta di seguito dal nostro Marco Cristini. Il reparto sarà impiegato sino al Piave, vicino a Zenson, dove lo ritroviamo nel dicembre del 1917 quando sarà ancora una volta citato nel bollettino del comando supremo per il suo eroico comportamento. Resistette sino alla fine della guerra e fu uno dei pochi reparti a rientrare in Patria ordinatamente fino a quando, il 14 novembre 1918, la sua caserma a Eger venne saccheggiata; il Capitano Johann Bohm ne salvò comunque la gloriosa bandiera che venne poi conservata presso il Museo dell'Esercito a Vienna. La sua marcia musicale, scritta da Von Wendelin Kopetzky, è rimasta un brano particolarmente noto nella musica militare austriaca e potete di seguito ascoltarne una riproduzione.

Cara Mary e bambini! Ritengo che le mie lettere ti siano (già) arrivate e (mi dispiace ?) che da alcuni giorni non ricevo nulla da te. Ieri ero da Nuellers (?) e mi sono fatto fare questa fotografia. Non sono venuto bene, per questo ho un'espressione stanca e assonnata (la fotografia è stata scattata ?) dopo una notte di veglia sabato mattina dal sottotenente Nuellers. Da […] [1] ho ricevuto le mie (altre ?) fotografie in cui io (sono ritratto ?) mentre mi faccio rasare (?). Fino al 14/9 noi abbiamo dovuto sudare duro [2] per molti giorni; io mi sono (portato ?) il baule di Willi da Nuellers a [...] [3] e non sono cosa farmene. Il baule [4] è orribile.

[1]    Forse il nome di un luogo.

[2]   Koffer in tedesco vuol dire sia baule/valigia, sia granata pesante. Dato il contesto, propendo per la prima ipotesi. Forse si tratta degli oggetti personali di un commilitone morto (Willi ?).

[3]    Parola poco leggibile, forse il nome di un altro soldato.

[4]    Letteralmente wegschwitzen, sudare fuori. Si riferisce a un periodo passato in combattimento?

Dal testo non si riesce a capire quale dei due militari fotografati sia l'autore della lettera. Mary, quasi certamente sua moglie, era in grado di riconoscere il marito quindi era inutile specificare. Allo stesso modo Nuellers (se il nome è corretto) e Willi dovevano essere noti a Mary, vista l'assenza di spiegazioni su di loro.

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