DALL'ISONZO AL GRAPPA: I CADUTI BRESCIANI NELLA BRIGATA "EMILIA" - 119° E 120° REGGIMENTO FANTERIA

di Stefano Aluisini, Ezio Avaldi e Ruggero Dal Molin - pagine 216, con 100 fotografie (Edizioni Arti - Brescia)

Edizioni Arti - Brescia ISBN: 9 788897 724739

QUESTO VOLUME NON SARA' DISTRIBUITO IN LIBRERIA MA E’ STATO PRESENTATO SOLO PER FINALITA' BENEFICHE, PRIMA FRA TUTTE QUELLA PER I RESTAURI DEL MONUMENTO ALL'EX CIMITERO MILITARE DI KAMNO E, SUCCESSIVAMENTE, A SOSTEGNO DI ALTRI PROGETTI IN MEMORIA DEI SOLDATI CADUTI DURANTE LA GRANDE GUERRA.

Durante la Grande Guerra migliaia di soldati italiani combatterono indossando una divisa con le mostrine di Brigate che portavano quasi sempre il nome di una città o di una regione distante dalla loro, nella quale probabilmente non erano mai stati, passando di fatto dall’esercito di un paese di campanili a quello di una nazione in senso compiuto. Seguendo a distanza di un secolo il medesimo spirito, l’idea di questa pubblicazione è nata con la presentazione a Brescia del diario di guerra del Sottotenente Arnaldo Calori, ufficiale emiliano del 74° Reggimento della Brigata “Lombardia”, raccolto nel libro “L’ora K” curato da Giacomo Bollini. Sull’esempio di quel giovane bolognese che combatté tra le fila della Brigata “Lombardia” abbiamo voluto ripercorrere la storia dei soldati bresciani caduti con la Brigata “Emilia” (119° e 120° Reggimento Fanteria), il cui monumento abbandonato nell’ex cimitero militare di Kamno sarà restaurato da mani e cuori generosi proprio tramite la pubblicazione delle memorie del Calori. Mantenendo quindi fede all’impegno preso in quella occasione, e ripercorrendo come in un drammatico riassunto alcuni dei principali episodi della Grande Guerra, si è così recuperato il ricordo di quelle giovani vite perdute, dalle aspre montagne isontine ritratte all’inizio di questo volume alle alture attorno a Gorizia, alle trincee che la Brigata “Emilia” aveva dovuto abbandonare dopo la disfatta di Caporetto. Al termine di una tragica ritirata i sopravvissuti saliranno infine verso il Grappa, là dove saranno protagonisti di un’eroica resistenza.

Verso quali orizzonti avranno allora indugiato vanamente gli sguardi dei nostri soldati pensando ai propri cari? Su quali cime si saranno aggrappati disperatamente alla vita, stretti l’uno all’altro nel fondo delle trincee? Come furono celebrate le loro gesta, dai Comandi Supremi sino alle lontanissime aule del Parlamento? E cosa scrissero alle famiglie lontane nei rari momenti di serenità, una bugia per tranquillizzare la famiglia o involontariamente il rigo premonitore di un'imminente e tragica fine? Quanti soldati bresciani della Brigata “Emilia” avranno esultato il 4 maggio 1918 durante la festa del reparto, inviato temporaneamente a riposo dai combattimenti, al passaggio a bassa quota dei nostri aerei da caccia ritratti in una memorabile fotografia? Nessuno potrà mai dare conto di tutto ciò; gli scritti dei protagonisti sono giunti a noi solo in pochissimi casi. Per questo abbiamo cercato di ricostruire quanto accadde da un punto di vista storico, successivamente integrandolo con le testimonianze di chi era insieme ai soldati bresciani dei 119° e 120° Reggimento di Fanteria della Brigata “Emilia” e infine anche da un punto di vista fotografico. Il libro ci ricorda come un secolo fa, ingoiati senza pietà dalla terribile fornace della Grande Guerra, essi riuscirono comunque a scrivere le prime pagine della storia di un’Italia finalmente unita che in quattro anni passò dagli immani sacrifici delle undici battaglie dell’Isonzo alla cocente sconfitta di Caporetto, dalle fucilazioni sommarie nel momento più buio della disfatta alla strenua resistenza sul Grappa e sul Piave, sino alla travolgente rincorsa verso Vittorio Veneto.

Così come le stesse immagini che si trovano in questo volume descrivono tanto momenti di fulgido eroismo quanto il vero e unico volto sempre rivelato dalla guerra, cioè quello della morte. Oggi il ricordo di quei giovani Fanti bresciani della Brigata “Emilia” è lasciato agli imponenti Sacrari dove riposano, sepolti in pace al fianco degli eroici avversari di un tempo; allora lungo l’Isonzo, nel cimitero perduto di Kamno dove oggi rimane solo un bellissimo bassorilievo, all’inizio della Grande Guerra alcuni di quei soldati trovarono sepoltura con altri fratelli d’ogni parte d’Italia. E qui è stato giusto tornare, proprio dove tutto iniziò grazie a Giacomo Bollini: un filo della memoria mai spezzatosi che oggi brilla ancora una volta, alla luce di quel sole tramontato così presto per tanti di loro.

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