ADOLFO FERRERO

SOTTOTENENTE 3° REGGIMENTO ALPINI - BATTAGLIONE ALPINI VAL DORA

Una delle figure simbolo della tragica battaglia per la conquista dell'Ortigara. Ventenne torinese, alla mezzanotte sul 19 giugno 1917 e nel presentimento della sua morte imminente durante l’attacco del mattino seguente, lascia alla famiglia una delle più toccanti lettere che siano mai state scritte durante la Grande Guerra. Caduto effettivamente come lui stesso temeva proprio durante l’attacco alla vetta del Monte Ortigara, sarà decorato con la Medaglia d’Argento al Valor militare e sepolto nel Sacrario Militare di Asiago. La sua lettera verrà però rinvenuta solo nel 1958, durante il ritrovamento della salma del suo attendente al quale era stato dato l'incarico di recapitarla, a sua volta caduto. Per quella lettera al Ten. Adolfo Ferrero del 3° Reggimento Alpini - Battaglione Val Dora, sarà poi conferita la Laurea ad honorem in Lettere e Filosofia. 

18.06.1917 ore 24,00

Cari genitori, scrivo questo foglio nella speranza che non vi sia bisogno di farvelo pervenire. Non ne posso fare a meno: il pericolo è grave, imminente. Avrei un rimorso se non dedicassi a voi questi istanti di libertà, per darvi un ultimo saluto. Voi sapete che io odio la retorica, ...no, no, non è retorica quello che sto facendo. Sento in me la vita che reclama la sua parte di sole, sento le mie ore contate, presagisco una morte gloriosa, ma orrenda... Fra cinque ore qui sarà l’inferno. Tremerà la terra, s’oscurerà il cielo, una densa caligine coprirà ogni cosa, e rombi, e tuoni e boati risuoneranno fra questi monti, cupi come le esplosioni che in quest’istante medesimo odo in lontananza. Il cielo si è fatto nuvoloso: piove... Vorrei dirvi tante cose…tante…ma voi ve l’immaginate. Vi amo. Vi amo tutti tutti. Darei un tesoro per potervi rivedere, ... ma non posso... Il mio cieco destino non vuole. Penso, in queste ultime ore di calma apparente, a te Papà, a te Mamma, che occupate il primo posto nel mio cuore, a te Beppe fanciullo innocente, a te o Nina … addio … che debbo dire? Mi manca la parola, un cozzare di idee, una ridda di lieti, tristi fantasie, un presentimento atroce mi tolgono l’espressione... No, no, non è paura. Io non ho paura! Mi sento ora commosso pensando a voi, a quanto lascio, ma so dimostrarmi dinanzi, ai miei soldati, calmo e sorridente. Del resto anche essi hanno un morale elevatissimo. Quando riceverete questo scritto fattovi recapitare da un’anima buona, non piangete e siate forti, come avrò saputo esserlo io. Un figlio morto in guerra. Il mio nome resti scolpito indelebilmente nell’animo dei miei fratelli, il mio abito militare, e la mia fidata pistola (se vi verrà recapitata) gelosamente conservati stiano a testimonianza della mia fine gloriosa.

E se per ventura mi sarò guadagnata una medaglia, resti quella a Giuseppe ... O genitori, parlate, fra qualche anno quando saranno in grado di capirvi, ai miei fratelli, di me, morto a vent’anni per la Patria. Parlate loro di me, sforzatevi a risvegliare in loro il ricordo di me... M’è doloroso il pensiero di venire dimenticato da essi... Fra dieci, venti anni forse non sapranno nemmeno più di avermi avuto fratello ... A voi poi mi rivolgo. Perdono, vi chiedo, se vi ho fatto soffrire, se vi ho dato dispiaceri. Credetelo, non fu per malizia, se la mia inesperta giovinezza vi ha fatto sopportare degli affanni, vi prego volermene perdonare. Spoglio di questa vita terrena, andrò a godere di quel bene che credo essermi meritato. A voi Babbo e Mamma un bacio, un bacio solo che vi dica tutto il mio affetto. A Beppe, a Nina un altro. E un monito: ricordatevi di vostro fratello. Sacra è la religione dei morti. Siate buoni. Il mio spirito sarà con voi sempre. A voi lascio ogni mia sostanza. E’ poca cosa. Voglio però che sia da voi gelosamente conservata. A Mamma, a Papà lascio... il mio affetto immenso. E’ il ricordo più stimabile che posso loro lasciare. Alla mia zia Eugenia il crocefisso d’argento, al mio zio Giulio la mia Madonnina d’oro. La porterà certamente. La mia divisa a Beppe, come le mie armi e le mie robe. Il portafoglio (l 100) lo lascio all’attendente. Saluti a zia Amalia e Adele e ai parenti tutti. Vi Bacio, Un bacio ardente di affetto dal vostro aff.mo Adolfo.

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