SAN MICHELE

Una delle montagne più insanguinate del fronte italiano è in realtà solo un rilievo alto meno di trecento metri, assurto al nome di monte quale una delle poche elevazioni rispetto alla contesa piana di Gorizia. Per questo le artiglierie e i gas lo trasformeranno in una collina sbriciolata dove la stessa sopravvivenza sarà praticamente impossibile, con i soldati trincerati fra i sassi a pochi metri dal nemico conosceranno quel martirio ricordato dai versi di G. Ungaretti. L'albero isolato sarà sua fonte di ispirazione e costituirà una vera e propria reliquia di guerra per gli stessi soldati ungheresi dell’I.R. nr. 46 di Szeged che combatterono al fianco dello stesso 4° Reggimento "Honved". La mattina del 29 giugno 1916 le truppe italiane schierate ai piedi del San Michele subiranno il primo e disastroso attacco con i gas perdendo migliaia di soldati ma riusciranno infine nella sua conquista con la sesta battaglia dell’Isonzo. In ricordo di quei duri sconti, allora vi verrà posta dal Duca d’Aosta una lapide con scritto: “Su queste cime Italiani e Ungheresi, combattendo da prodi, si affratellarono nella morte”. Nelle fotografie di italiani e austroungarici la zona del Monte San Michele è ritratta molto spesso a testimoniare una montagna divenuta simbolo del loro sacrificio.

Trincea austro-ungarica sul Monte San Michele.

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